Con voce
di donna 2

POESIA, STORIA, COSTUME
CINEMA E TEATRO AL FEMMINILE

Il secondo step della rassegna Con voce di donna si apre mercoledì 27 marzo con un docu-film, Le mie poesie non cambieranno il mondo, dove la protagonista è la poetessa Patrizia Cavalli, sulla cui poetica si soffermerà la prof.ssa Silvia Manzi, che introdurrà la visione del film. Un altro docu-film sarà di scena il mercoledì successivo, il 3 di aprile, ossia Il popolo delle donne di Yuri Ancarani, dove il tema sarà il femminicidio e l’attività di chi ne contrasta le ragioni, mentre come già anticipato il 10 aprile ci sarà al Teatro Verdi lo spettacolo di Marta Cuscunà, tra le interpreti più originali della scena contemporanea, che porterà a Fiorenzuola E’ bello vivere liberi, uno spettacolo che rievoca la vicenda della prima staffetta partigiana italiana nell’ambito di un percorso che ha visto l’autrice dare corpo negli anni a una trilogia sulla “resistenza” delle donne che ha toccato vicende molto diverse da quella originaria. Chiude la proposta, ad aprile inoltrato, la lectio magistralis con musica dal vivo di Valeria Palumbo dal titolo Io mi dipingo così. Quando le donne si sono ribellate a gonne, sguardi bassi e divieti.

__________________________________________________________

CON VOCE DI DONNA 2 PATRIZIA CAVALLI MARINA VALCARENGHI
MARTA CUSCUNA' VALERIA PALUNBO RETRO PIEGHEVOLE 2
__________________________________________________________

Mercoledì
27 Marzo

Proiezione pomeridiana ore 17.00
Replica serale ore 21.30

La proiezione del film sarà preceduta da un contributo
di Silvia Manzi sulla poesia di Patrizia Cavalli


LE MIE POESIE NON CAMBIERANNO IL MONDO

Nel 2023 la poetessa Patrizia Cavalli, scomparsa nel giugno del 2022, è stata al centro di due film presentati al Festival di Venezia, entrambi girati nella sua casa romana quando la donna, considerata una delle maggiori poetesse italiane della seconda metà del Novecento, era già malata. Il primo, quello che viene presentato, è un documentario girato da Annalena Benini e Francesco Piccolo, due letterati, la prima attuale direttrice del Salone del Libro di Torino, il secondo sceneggiatore di rango e premio Strega 2014 con Il desiderio di essere come tutti, il cui titolo è ispirato all’omonima raccolta poetica che Patrizia Cavalli pubblicò nel 1974. Il secondo, è un cortometraggio dal titolo This Is How a Child Becomes a Poet diretto da Céline Sciamma, regista di culto, lesbica dichiarata, autrice di Ritratto della giovane in fiamme. Nel film della Benini e di Piccolo, quello che colpisce è la teatralità del monologare della Cavalli, il suo tono divertito e divertente, i suoi lampi di vanità molto understatemen, fino al bisticcio in presa diretta, non tagliato, con Diane Kelder, la compagna di una vita. Poetessa dal linguaggio ricercato ma non aulico, molto apprezzata da Elsa Morante, che fu decisiva per la pubblicazione della sua prima raccolta, Patrizia Cavalli non tace la sua pigrizia, che in quasi cinque decenni di attività l’ha vista pubblicare un volume in prosa e cinque sole raccolte poetiche, anche se l’esattezza con cui si esprime, senza un errore, un ripensamento, un’incertezza, dice tutto del suo status letterario, almeno quanto l’iniziale dichiarazione di fiducia nelle parole.
________________________________

Silvia Manzi è laureata in Lettere classiche, diplomata in Archivistica, Paleografia, Diplomatica e dottore di ricerca in Storia della Chiesa. È autrice di pubblicazioni accademiche sugli usi del latino e del volgare nella comunicazione della Chiesa cat-tolica e sulla storia della censura ecclesiastica. Da sempre appassionata di poesia, è autrice di alcuni commenti a raccolte di poeti viventi. Ha svolto attività di giornalista pubblicista e attualmente è insegnante di ruolo di lettere presso l’Istituto E. Mattei di Fiorenzuola d’Arda.
____________________________________


Mercoledì
3 Aprile

Proiezione pomeridiana ore 17.00
Replica serale ore 21.30


IL POPOLO DELLE DONNE

Diretto dal regista e artista Yuri Ancarani, un film che indaga la vertiginosa crescita dei casi di violenza maschile contro le donne e, parallelamente, l’insi-curezza femminile nei confronti degli uomini, all’interno e all’esterno delle relazioni, rintracciando le interconnessioni tra i due fenomeni. Al centro del film la testimonianza di Marina Valcarenghi, psicoterapeuta e psicoanalista, con quarantacinque anni di lavoro clinico alle spalle, in studio ma soprattutto nelle carceri, come psicoterapeuta a contatto con gli aggressori sessuali. La riflessione sulla violenza ha infatti attraversato tutte le stagioni della vita e dell’impegno della Valcarenghi, che è stata la prima, e finora l’unica, a lavorare con la psicoanalisi in prigione, nei reparti di isolamento maschile.

Costruito senza fronzoli come una lectio magistralis nel cortile della Legnaia dell’Università di Milano, con la protagonista che siede in cattedra e spiega, scandendo la narrazione con stralci di testimonianze di uomini violenti raccolte nei tribunali, nel corso di colloqui in carcere o durante le sedute presso il suo studio, il film propone un’analisi lucida e approfondita, autorevole e chiara, di un fenomeno di cui la stampa nazionale rende conto sempre più frequentemente.

Laureata in giurisprudenza, giornalista e attivista politica negli anni 60’ e 70’, Marina Valcarenghi  si è orientata in seguito alla professione di psicoanalista, che svolge da quaranta anni. E’ stata vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi, ha fondato e diretto una scuola di specialità in psicoterapia riconosciuta dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e ha per la prima volta introdotto la psicoanalisi in carcere, lavorando a Opera e a Bollate nel reparto di isolamento maschile per complessivi 12 anni. Tra le sue pubblicazioni: I manicomi criminali (Mazzotta, Milano 1975); Nel nome del padre (Tranchida, Milano 1987); Psicoanalisi e politica (con G. Galli, L. Gentili, LeG, Milano 1992); Relazioni (Tranchida, Milano 1994); Signori della Corte (Re Nudo, Siena 2000), La passione necessaria (Moretti & Vitali, Milano 2019). Per Bruno Mondadori ha pubblicato L’aggressività femminile (2003); L’insicurezza. La paura di vivere nel nostro tempo (2005); "Ho paura di me". Il comportamento sessuale violento (2007); L'amore difficile. Relazioni al tempo dell'insicurezza (2009) e Mamma non farmi male. Ombre della maternità (2011). 

Il film inizia con la spiegazione di quello che Valcarenghi descrive come uno «strano tsunami, che consiste in comportamenti violenti da parte degli uomini verso le donne, più che nel passato». Cose che sono sempre esistite, continua, ma che avevano a che fare con gelosia, tradimento, abbandono, la paura degli uomini di rimanere soli. Oggi perché, allora? «La violenza è un vocabolo abusato – spiega ancora Valcarenghi – non è il male, è un istinto. L’istinto non può essere il male, appartiene a tutta la specie. Nessuno nasce mite, mite si diventa». L’idea del film, ha spiegato Ancarani, nasce dal fatto che troppo spesso a parlare di questi argomenti sono opinionisti e non specialisti, e ha aggiunto: «Il cinema ha trattato questo argomento con la finzione, noi invece desideravamo dare informazioni che potessero migliorare la situazione. Per me è stato importante fin dall’inizio cercare di capire come realizzare qualcosa che fosse chiaro e utile. Un plot semplice, con una persona davanti alla camera che ha studiato questo problema tutta la vita e fa davvero capire cosa significa». Il risultato è un lavoro che Ancarano descrive come «un audiolibro di un’ora, in cui si ascolta una persona con una chiara competenza sull’argomento». Un film da vedere, spiega l’autore, tenendo bene a mente, come emerge dal film, che il problema riguarda tutti i luoghi e non solo le periferie o le situazioni di emarginazione», come spesso si crede, perché «nessuna minoranza, nella storia, – dice Valcarenghi – è stata oppressa come sono state oppresse le donne in quasi tutto il mondo, il che spiega il titolo del film e perché le donne, secondo Valcarenghi, siano un popolo e non un genere. Valcarenghi parla di misoginia, di patriarcato e spiega che «tutti gli odi vengono da una paura». Continua spiegando che di fronte alla crisi del patriarcato ci sono due tipi di reazione da parte degli uomini, «una riflessiva e una isterica. La prima è quella dei nostri alleati, la seconda quella del rifiuto». Ecco, spiega Valcarenghi, la risposta al come mai malgrado la crisi del patriarcato c’è questa violenza?. La risposta è: «proprio per questo», perché anche se non serve a nulla, questa violenza, spiega la psicoterapeuta, il pensiero di chi la compie è quello di avere ancora per un attimo la sensazione di comandare: «Ho perso, ma posso ancora violentare, addirittura uccidere, pur di recuperare un frammento di identità considerata perduta». Ecco, secondo Valcarenghi, che cos’è che sta alla base della violenza contro le donne e ai femminicidi che segnano la nostra epoca.

Mercoledì
10 Aprile

– Teatro Verdi –

Ore 21.00

LOCANDINA CUSCUNA'

Ispirato alla biografia di Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia, deportata ad Auschwitz N. 81 672, lo spettacolo compone, assieme a La semplicità ingannata e a Sorry, boys, una trilogia che l’autrice ha dedicato alla “resistenza femminile”, di cui sono stati anche pubblicati i testi. Ripetutamente riproposto, lo spettacolo ha vinto nel 2009 il Premio Scenario per Ustica e, come anche tutta la produzione successiva della Cuscunà, vede l’attrice in scena da sola e con l’ausilio di pupazzi e burattini, che muove, anima e fa parlare.

e-bello-vivere-liberi-marta-cuscuna-al-teatro-sociale-per-la-giornata-della_f05ad3f0-7d25-11ec-8d29-85129e2d4872_1600_636_v3_large_libera

Premiata in tutta Europa, selezionata dal Piccolo Teatro di Milano come artista associata, Marta Cuscunà è una delle autrici-attrici-performer più interessanti della scena contemporanea. Dal 2009 al 2019 ha fatto parte di Fies Factory, un progetto di Centrale Fies. Recentemente, ha partecipato alla trasmissione televisiva di Rai 3 La Fabbrica del mondo di Marco Paolini e Telmo Pievani, per la quale ha scritto e interpretato Corvi alla fine del mondo, mini serie in sei episodi dedicata ai temi dell’eco-femminismo. Altri frutti della sua ricerca, che incrocia l’attivismo e la drammaturgia per fi-gure, oltre alla trilogia già citata, sono: Il canto della caduta, che unisce l’immaginario ancestrale del mito di Fanes ai principi di animatronica, Earthbound, monologo di fantascienza per attrice e creature meccaniche, ispirato all'ultimo saggio di ecofemminismo di Donna Haraway, e, da ultimo, Corvidae -Sguardi di specie, tratto dalla già citata trasmissione televisiva.

presentazione-libro-MC-Staranzano-web2-1-e1593877675338


Domenica
28 Aprile

– Teatro Verdi –

Ore 18.00

LOCANDINA PALUMBO

Autrice di numerosi saggi sulla condizione femminile, Valeria Palumbo è una delle maggiori conoscitrici della storia delle donne e dei loro diritti. Oltre ai molti libri pubblicati, negli anni ha preso parte a decine e decine di incontri e conferenze, realizzando anche dei reading. Attualmente, è caporedattore Rcs ed è stata caporedattore centrale de L’Europeo e di Global Foreign Policy. Tra i suoi numerosi saggi ricordiamo: Prestami il volto (2003), L’ora delle Ragazze Alfa (2010), Geni di mamma. Storie di madri ingombranti per gli stravaganti (2013), Arte sostantivo femminile (2015), E fummo liberi 1943-1945 (2016), La signorina Kores (2016), Piuttosto m’affoghere. Storia vertiginosa delle zitelle (2018), Non per me sola. Storia delle italiane attraverso i romanzi (2020). Molto attiva dal punto di vista sociale, è membro di AtGender, della Sis e della Sil.