Passo
passo


VIAGGI DELL’ANIMA

Giunta alla seconda edizione, Passo Passo abbandona i sentieri fisici, le vie battute e ribattute da pellegrini e viandanti, – la Via Francigena, il Cammino di Santiago, ecc. –, per soffermarsi sulle ragioni che spingono l’uomo a mettersi in cammino, a inerpicarsi per pertugi stretti o a perdersi in orizzonti sterminati. Tra i film proposti di mercoledì sera ci sono storie di uomini che escono di casa e partono senza neanche saperlo, spinti solo da un ostinato e irragionevole desiderio (L’imprevedibile viaggio di Harold Fry), o che ripercorrono sentieri calpestati in precedenza da un amico scomparso (Nomad – In viaggio con Bruce Chatwin), o che si mettono in viaggio per ritrovare il senso di se stessi (A passo d’uomo). Altri titoli, programmati di sabato pomeriggio, rimandano più direttamente a tracce letterarie (Paolo Cognetti – Sogni di Grande Nord) o a viaggi naturalistici e paesaggisti alla ricerca di immagini e “scatti” unici e irripetibili (La pantera delle nevi). Altri camminatori, più avvezzi ai sentieri del nostro Appennino, commenteranno queste immagini, aggiungendo suggestioni a suggestioni.

Mercoledì 15
Novembre 2023

- Ore17.00; 21.30 -

LOCANDINA L'IMPREVEDIBILE VIAGGIO DI HAROLD FRY


Harold (Jim Broadbent, indimenticabile interprete de Il ritratto del Duca e premio Oscar per Iris - Un amore vero) è un tranquillo pensionato inglese, un uomo qualunque, che ha sempre vissuto in disparte, senza mai fare propria davvero la vita. Un giorno scopre che una vecchia amica è molto malata e decide di andarla a trovare, percorrendo a piedi ottocento chilometri, certo che il suo gesto eroico la terrà in vita. Il suo viaggio, che è l’adattamento dell’omonimo best seller di Rachel Joyce pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer, inizia lentamente, quasi senza volerlo, con Harold che esce di casa per andare a imbucare una lettera, ma poi, arrivato alla prima buca, continua a camminare, per decine e alla fine centinaia dichilometri, incurante della stanchezza e delle scarpe troppo leggere, inadatte per un simile viaggio. Un viaggio che, neanche a dirlo, disattende ogni prassi consolidata, oggi, per chi si mette in cammino: nessuna premeditazione, niente tenda o sacco a pelo né Gps, niente scarpe da treking o da runner, niente di niente tranne l’urgenza di partire e la ferma convinzione nella necessità di farlo, anche se chi lo compie non ha nemmeno la fede a sorreggerlo, perché con Dio non si è mai inteso fino in fondo. Un viaggio, così, che è un elogio della lentezza, e che, oltre che per le strade della campagna inglese, l’uomo percorre anche dentro se stesso, come capita sempre quando uno si mette in viaggio, a meno che non si tratti del vuoto girovagare di chi si porta la stanca quotidianità di ogni giorno nella valigia. Un film delizioso, toccante e commovente, con l’ottimismo del protagonista che diventa contagioso, sullo schermo, con la stampa e una moltitudine umana che lo segue, e per chi se ne sta comodamente seduto in sala.

Mercoledì 22
Novembre 2023

- Ore17.00; 21.30 -

NOMAD FOTO FRONTE (1)

Ormai da molti anni a più agio con il documentario che non con il film di finzione, Werner Herzog si mette sulle tracce dell’amico Bruce Chatwin, seguendone le tracce dei viaggi attraverso i suoi taccuini e portandosi
appresso lo zaino di pelle, che diventa il terzo protagonista del film. Spiriti affini, Herzog e Chatwin sono convinti che il mondo si riveli a chi lo attraversa a piedi, «credendo nel potere del cammino», sempre in cerca di un equilibrio interiore da rinegoziare continuamen-te, l’unico modo, in fondo, di rimanere vivi fino all’ultimo, come ben sanno quelle popolazioni erranti che cominciano a morire quando diventano stanziali. Come accade sempre nei suoi documentari, Herzog appare spesso in scena, posiziona oggetti a favore di camera e istruisce gli intervistati, per svelare la finzione e non farci mai dimenticare che ciò che vediamo è filtrato dal suo punto di vista. Inoltre, arricchisce le immagini con le parole dei libri, e con le testimonianze di biografi, antropologi e archeologi, e di Elizabeth, la vedova di Chatwin.

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Scrittore e viaggiatore, Bruce Chatwin (1940-1989) ha attraversato continenti alla ricerca dell’anima del mondo, con l’inseparabile zaino di pelle sulle spalle. Quello zaino, da quando Chatwin, nel 1998, è morto, appartiene a Werner Herzog, ed è con questo zaino che Herzog ci porta con sé alla ricerca del brontosauro, in Patagonia, davanti al relitto di una nave di fitzcarraldiana memoria a Punta Arenas, a Silbury Hill, nell’entroterra australiano e dentro caverne preistoriche o cimiteri indigeni, luoghi, dice Herzog, «in cui i nostri percorsi si sono incrociati, o che avevamo esplorato indipendentemente l’uno dall’altro». Percorsi che, nei romanzi di Chatwin «creano racconti mitici nella forma di viaggi della mente», scandagliando incessan-emente «la natura dell'esistenza», per usare ancora le parole del regista. Oggetti che, allineati nella vetrina delle curiosità composta da Herzog, consentono di risalire alle loro origini come faceva Chatwin, che da una pelle di brontosauro ricostruiva un'era scomparsa da millenni: fra tutti i taccuini dello scrittore, vere e proprie cosmogonie universali. Da giovanissimo, lavorò per la prestigiosa casa d’aste Sotheby’s, ma a ventisei anni lasciò il lavoro per viaggiare e coltivare il suo interesse per l’archeologia. Andò prima in Afghanistan e poi in Africa, dove sviluppò un forte interesse per i nomadi e il loro distacco dalle proprietà personali. Nel 1973 venne assunto dal Sunday Times Magazine, ma nel 1976 si licenziò è andò sei mesi in Patagonia, esperienza, questa, da cui trasse un libro diventato di culto, In Patagonia (1977).

Mercoledì 29
Novembre 2023
- Ore17.00; 21.30 -

A PASSO D'UOMO

Tratto da Sentieri neri di Sylvain Tesson, l’autore de La pantera delle nevi, libro da cui è stato tratto l’omonimo film, incluso anche nella presente rassegna, il film è interpretato da Jean Dujardin, attore francese premio Oscar per The Artist, e narra la storia di un noto scrittore, appassionato di viaggi avventurosi ma dalla vita dissoluta e dipendente dall’alcol, che una sera in cui beve più del solito si cimenta in modo spavaldo nell’arrampicata della facciata di un albergo e cade, finendo in coma. Al suo risveglio, nel letto d’ospedale, promette a se stesso che appena riuscirà a reggersi in piedi partirà per il viaggio della sua vita. Contro il parere di tutti, infatti, l’uomo deciderà di percorrere a piedi la Francia, dal parco del Mercantour, nel sud es del paese, fino alle falesie del Nez de Jobourg, nel Cotentin, all’estremo ovest della Normandia, in pratica attraversando il paese in diagonale, da sud-est a nord-ovest, e prendendo solo piccoli sentieri. Un viaggio che gli farà scoprire il lato più rurale del Paese e che gli permetterà di rinascere facendo pace con il suo passato.
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Dopo il Mont-Saint-Michel, il Nez de Jobourg è il luogo più visitato del dipartimento della Manica, in Normandia. Le sue falesie sono tra le più alte dell’Europa continentale, i paesaggi disegnati dal vento e dalle onde vanno dalle falesie alle dune, dalle lande alle spiagge di ciottoli, e, come un camaleonte, il Nez de Jobourg si veste di giallo in primavera con le ginestre, di viola in estate con l’erica e di rosso in autunno con le felci. Che brilli il sole, che piova o che tiri vento, poi, lo spettacolo è sempre un incontro puro e semplice con la potenza degli elementi e la bellezza della natura, con la visuale che si estende fino al capo di Flamanville e l’isola d’Aurigny che, in lontananza, si staglia all’orizzonte. Prendendo il sentiero dei doganieri, potrete vedere la natura declinarsi in tutte le sue forme. Questo quadro vertiginoso nasconde le grotte del Leone, della piccola chiesa e della grande chiesa, ai piedi dei quali numerose barche si sono arenate. Secondo alcune leggende locali, sarebbero servite come rifugio per i contrabbandieri di tabacco. Più in alto, il piccolo villaggio di Jobourg si nasconde nel fondo delle vallate. I borghi, le antiche stalle, il forno per il pane, le fontane o le antiche case dai tetti in ardesia blu sembrano aver fermato il temptra le due donne segna una svolta.


Sabato 20
Gennaio 2024

- Ore 17.00 -

sogni di grande nord

La storia di un viaggio in Alaska compiuto nel 2019 da Paolo Cognetti, dopo avere vinto il premio Strega per Le otto montagne, il cui itinerario è fatto tutto di luoghi letterari oltre che fisici. All’inizio del viaggio, Cognetti fa tappa sulla tomba di Raimond Carver (1938-1958) a Port Angeles, nello stato di Washington, sul con-fine tra il Canada e gli Stati Uniti, per rendere omaggio all’autore che l’ha ispirato a diventare scrittore. Il resto dell’itinerario si snoda lungo i luoghi legati agli scrittori più amati da Cognetti. Dopo Port Angeles, si passa per i territori delloYukon in cui Jack London ha scritto Il richiamo della foresta, tra suggestioni di Herman Melville ed Ernest Hemingway, per arrivare infine al Denali National Park, in Alaska, al Magic Bus che fece da casa a Christopher McCandless, il protagonista di Nelle ter-re estreme di John Krakauer, libro reso celebre dal film Into the Wild di Sean Penn. È infatti attraverso quel film che Cognetti, a trent’anni, ha scoperto Henry David Thoreau e sposato la scelta di vita dell’autore di Walden, se pur con minor radicalità. La narrazione alterna la presa diretta alla voce over, sempre in prima persona, e il film incede come un on the road meditativo che muove da quesiti esistenziali e si snoda tra paesaggi naturali maestosi e spostamenti lenti. Fin dalle prime inquadra-ture, con una citazione di Sentieri selvaggi di John Ford, Cognetti rende omaggio al mito della frontiera americana, anche se l’incontro con una coppia di amici di Nicola e con la scrittrice canadese Kate Harris lascia spazio alla dialettica tra l’attrazione verso una vita più solitaria e contemplativa e il naturale desiderio di relazioni umane. La proiezione del film sarà seguita da interventi viandanti e camminatori animati da altri percorsi e da altre tracce letterari. Seguirà buffet con menù letterario.

Sabato 27
Gennaio 2024

- Ore17.00 -

LOCANDINA LA PANTERA DELLE NEVI

In punta di piedi, il premiato fotografo naturalista Vincent Munier e lo scrittore Sylvain Tesson, s’incamminano in mezzo alla neve, lungo i paesaggi mozzafiato dell’altopiano tibetano, a oltre cinquemila metri sul livello del mare, alla ricerca del più elusivo dei suoi abitanti, la pantera delle neve. Si appostano, si spostano, scattano, prendono appunti, si confrontano. L’obiettivo, la pantera delle nevi, sembra sfuggirgli, anche se una volta, ironia della sorte, Munier l’ha incontrata, senza rendersene conto. L’ha fotografata, mimetizzata come se fosse tutt’uno con il paesaggio circostante, senza riconoscerla. Un film intriso di poesia e di immagini meravigliose, che arriva dritto al cuore. Un elogio della lentezza e dell’armonia, narrato dalla voce fuori campo di Paolo Cognetti, e accompagnato da una splendida colonna sonora composta da Warren Ellis e Nick Cave. La proiezione del film sarà seguita da interventi viandanti, camminatori e fotografi naturalisti, animati da altri percorsi e da altre suggestioni. Seguirà buffet con menù fotografico.