Figure
di
donna

Se c’è un genere che negli ultimi anni è proliferato a dismisura, questo è il biopic, soprattutto al femminile. Si pensi a Tár di Todd Field o a Blonde di Andrew Dominik, entrambi del 2022, il primo dedicato a Lydia Tár, prima donna a dirigere una importante orchestra tedesca, il secondo a Marilyn Monroe. Alcuni autori, poi, ci hanno preso gusto. Pablo Larrain, ad esempio, dopo Jackie (2016) e Spencer (2021), biopic sulla first lady Jacqueline Kennedy e su Lady Diana rispettivamente, ne sta girando uno su Maria Callas. Da non dimenticare, poi, Miss Marx di Susanna Nicchiarelli (2020) e Il corsetto dell’imperatrice di Marie Kreutzer (2022), nonché i recentissimi Jeanne du Barry di Maïwenn e Barbie di Greta Gerwic, che pur essendo incentrato su di una bambola è pur sempre un biopic. I film proposti in questa breve rassegna non sono tutti esplicitamente dei biopic, ma tratteggiano tutti figure di donna tratte dalla realtà, anche se, a parte il caso di Emily Brontë, non si riferiscono a personaggi famosi. Oltre all’autrice di Cime tempestose, vi sono la moglie sconosciuta di un grande musicista, una tosta sindacalista francese e una ostinata ballerina, ma i ritratti che ci vengono consegnati sono di donne forti, tenaci, capaci di mettersi in gioco, ritratti sempre più frequenti sullo schermo e sempre più caratteristici delle donne, oggi.

Mercoledì
25 ottobre

LA MOGLIE DI TCHAIKOVSKI

La travagliata storia d’amore tra Tchaikovsky e la moglie, raccontata però dal punto di vista della moglie, con il grande compositore che resta sullo sfondo. La donna, una ex allieva del musicista di cui questi aveva perso il ricordo, scrisse all’uomo una lettera accorata in cui dichiarava il suo amore, e il musicista, nel tentativo di negare a se stesso la propria omosessualità, decise di sposarla. Se non l’avesse fatto, scriverà Tchaikovsky a un amico, si sarebbe sentito come un suo personaggio, «un bellimbusto freddo e privo di cuore». La donna, da parte sua, non rinuncerà mai a considerare il musicista il proprio uomo, sprofondando in una dedizione ossessiva e rifiutando la separazione anche quando la repulsione del musicista nei suoi confronti diventerà palese. La vicenda, che era già stata adattata per il cinema da Ken Russel in L’altra faccia dell’amore, dove però il focus era la biografia e la musica del compositore, nell’adattamento di Kirill Serebrennikov, regista teatrale e cinematografico russo tra i più autorevoli, diventa il ritratto di un delirio amoroso, la discesa negli inferi di una donna ribelle e anarchica fino all’annulamento di se, il ritratto di un amore unilaterale e distruttivo che si addentra nei sentieri oscuri dell’ossessione e dell’alienazione mentale.

Mercoledì
8 Novembre

EMILIY

Biopic intimo, originale e non convenzionale, il film narra la giovinezza della poetessa e scrittrice Emily Bronte, l’autrice di Cime tempestose. La giovane vive, assieme alla sorella Charlotte, anch’essa scrittrice, l’altra sorella Anne e il fratello Branwell, a Haworth, comunità isolata dello Yorkshire, sotto l’ala repressiva del padre, un reverendo protestante severo e autoritario. Charlotte, la sorella maggiore, ha accantonato il suo talento naturale per la scrittura per diventare insegnante, che è il destino cui sembra essere consegnata anche la più giovane Emily, poiché è l’unico considerato socialmente accettabile all’epoca. Emily, però, è “troppo strana”, e viene rimandata a casa. A complicare le cose c’è poi l’arrivo nella parrocchia di Haworth di un nuovo pastore, William Wieghtman, che sconvolgerà ulteriormente gli equilibri domestici. Diretto dall’attrice anglo-autraliana Frances O’Connor, qui al suo esordio dietro la macchina da presa, il film si accoda per originalità e modernità ad alcuni altri recenti biopic, quali “Bright Star” di Jane Campion, “Cime tempestose” di Andrea Arnold e “Piccole donne” di Greta Gerwig, l’autrice di quel successo planetario che sarà “Barbie”.

Mercoledì
6 Dicembre

LA VERITA' SECONDO MUREN K (1)

Maureen (Isabelle Huppert) è la delegata sindacale di una multinazionale francese del settore nucleare. Giunta al suo terzo mandato, la donna vorrebbe attenuare il suo impegno lavorativo, ma quando viene a sapere che il nuovo dirigente del-l’azienda sta stringendo un accordo segreto con la Cina che minaccia direttamente il posto di lavoro di migliaia di operai, si dimostra disposta a tutto pur di farlo uscire allo scoperto. A nulla valgono le minacce, le intimidazioni, i pedinamenti, finanche una brutale aggressione che lascia la donna tramortita con l’intimità profanata dal manico di un coltello. Tosta, scontrosa, antipatica quando fulgente di verità, Maureen passa oltre, non solo non si spezza, ma nemmeno si piega, anche se poi finisce per essere sospettata di essersi inventata tutto. Ispirato a una vicenda reale, il film è l’adattamento di un libro di Caroline Michel-Aguirre, e, fatto davvero insolito, conserva i veri nomi dei protagonisti della vicenda reale. Isabelle Huppert, con parrucca bionda e rossetto acceso con l’ambizione di aderire maggiormente al personaggio, in realtà è sempre se stessa, tanto che c’è chi ha scritto, a ragione, che un film con Isabelle Huppet è sempre un film “su” Isabelle Huppert, un film “di” Emmanuelle Huppert. La vicenda inizia con la sostituzione, da parte di un grigio e irascibile funzionario, della dirigente con cui Maureen aveva un rapporto di stima, e dopo che una talpa fa avere alla donna documenti riservatissimi che la spingono a intraprende una battaglia solitaria, sola contro tutti, per informare politici e ministri del fatto su di una macchinazione ad altissimo livello tesa a vendere l’industria nucleare francese ai cinesi.

Mercoledì
13 Dicembre

JOIKA

LaJoy (Talia Ryder) è una ballerina quindicenne, che sogna di diventare la prima ballerina del più prestigioso teatro al mondo, il teatro Bolshoi. Il sogni, si dice, aiutano a vivere, ma la giovane è americana e non russa, il che rende il suo sogno una follia, anche perché russi e americani hanno un diverso approccio al balletto. La giovane, comunque, lascia la famiglia in Texas e vola a Mosca, dove la concorrenza, naturalmente, è più che mai agguerrita. Per raggiungere il suo scopo, inoltre, la giovane deve fare i conti con Tatiyana Volkova (Diane Kruger), la leggendaria e severa insegnante di danza del Bolshoi, che non sembra lasciarle molte speranze. La storia è vista e rivista e comune a tutte le vicende di candidati, - atleti, artisti o reclute -, alle prese con scuole o accademie spietate, elitarie e in qualche modo ostili che spingono gli stessi a forme di ostinazione che mettono a repentaglio la loro stessa vita. Una sua originalità, quindi, il film non se la ricava raccontando come la giovane donna mortifichi il proprio corpo per stare al passo con le compagne, ma nel narrare di una giovane che lascia alle sue spalle l’ideale di libertà coltivato dalla sua terra per imparare una lingua straniera, in particolare slava, e sentirsi rifiutata per le sue radici. Il film è ispirato alla vera storia di Joy Womack, prima ballerina americana ad essere ammessa al Bolshoi, una storia raccontata anche nel documentario quasi coevo di Dina Burlis e Sergey Gavrilov, “Joy Womack: The Wite Swan”. Nel cast figurano anche Oleg Ivenco, l’interprete di Rudol’f Nureev nel film diretto a Ralph Fiennes e Natal’ja Osipova.