QUELLA MAGICA “FINESTRINA”
Chi vive abbandonato e pur vorrebbe ogni tanto
mantenere in qualche modo un rapporto con il prossimo,
chi, tenendo presente i mutamenti della giornata, del tempo,
delle relazioni professionali ed altre simili cose vuol vedere
comunque un qualsiasi braccio, a cui potersi attaccare – non
potrà fare a meno, per molto tempo, di una finestrina.
Franz Kafka
Tradizionalmente, le rassegne che proponiamo in Capitol d’essai hanno un tema prevalente, il che fa dei film proposti successive articolazioni dello stesso tema, aggiungendo suggestioni che spingono lo spettatore a vedere i film sotto la particolare angolatura suggerita. Altrimenti, soprattutto in passato, abbiamo utilizzato termini - I sogni della lanterna magica, Tutta la magia del cinema, Dal nitrato d’argento al pixel - che alludevano al cinema come forma espressiva. Più recentemente, abbiamo utilizzato spesso un’altra immagine, Quel che resta del cinema. Questa immagine, che può fare pensare ad una sorta di “resilienza” del cinema, cioè alla capacità che ha il cinema di continuare comunque a sorprendere ed emozionare lo spettatore, allude invece a quella fruizione condivisa che ancora capita di vivere al cinema, che è ciò che viene suggerito anche dal breve racconto di Kafka che da il titolo alla presente rassegna. Il grande autore boemo definiva il cinema una sorta di “finestrina”, una magica finestrina di cui l’uomo non avrebbe potuto fare a meno, ancora per molto tempo ancora. Ed è proprio questa “finestrina” che noi cerchiamo di tenere aperta con le nostre proposte e la nostra programmazione. Il cinema, cioè, per noi, è anzitutto uno spazio di condivisione, un luogo in cui chiunque può trovare “un braccio cui potersi attaccare” e in cui chiunque voglia ogni tanto “mantenere in qualche modo un rapporto con il prossimo” lo trova. A Kafka, di cui ricorreva l’anno scorso il centenario della morte, oltre alla presente rassegna dedichiamo un film e un piccolo evento che ne rievocano gli ultimi anni di vita.
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Mercoledì
12 Febbraio
Un film delicato, che racconta la storia d’amore tra Franz Kafka e Dora Diamant, nell’ultimo anno di vita del grande scrittore. Siamo nel 1923, quando, in vacanza con la famiglia della sorella a Graal-Müritz, sul Mar Baltico, Kakfa conosce Dora Diamant, aspirante ballerina tedesca di famiglia ebrea ortodossa, impegnata come volontaria in una colonia di bambini. Colpito dalla vitalità di Dora, Kafka, all’epoca quarantenne e già malato di tubercolosi, contro il parere della famiglia si trasferisce a Berlino, dove passerà con la donna i suoi ultimi giorni felici, prima che l’aggravarsi delle sue condizioni di salute lo costringeranno a farsi ricovera in un sanatorio in Austria, dove morirà accudito da Dora. Il titolo italiano del film e la bellezza dei due interpreti è del tutto fuorviante. Il titolo originale, infatti, è “La gloria della vita”, e non contiene alcun cenno ad un presunto punto di vista di Kafka sull’’amore, come se nella sua opera fosse presente una poetica del sentimento amoroso, laddove invece, in quello che scrisse tra racconti, lettere e pagine di diario, c’era soprattutto desiderio sessuale misto a terrore del piacere, nonché disgusto per le proprie condizioni fisiche. Gli autori del film, Judith Kaufmann e Georg Maas, che hanno adattato un romanzo di Michael Kumpfmüller, accreditano però ciò che recenti biografi di Kafka hanno scritto a proposito della sua relazione con Dora Diamant, e cioè che per Kafka fu vero amore. Da qui, a dispetto di altre e più celebri relazioni dello scrittore ceco, come quella con Felice Bauer, il tono elegiaco e sognante della prima e dell’ultima parte del film, che raccontano l’una l’estasi dell’amore che nasce e l’altra la malinconia della vita che fugge, immergendo i personaggi in atmosfere cariche di luce e accompagnandoli con un commento sonoro dolce e un po’ invadente. La parte centrale a Berlino, dentro l’angusto e gelido appartamento dove le condizioni di Kafka peggiorano, è invece più cupa e sobria, nonostante sia quella in cui la relazione fra i due protagonisti diventi profonda e complessa. In particolare, qui, di Kafka viene sottolineata la volontà di distruggere buona parte della sua opera, cosa che chiederà in punto di morte all’amico e biografo Max Brod, il quale, però, non ebbe poi il coraggio di rispettarne la volontà. E’ grazie a quest’ultimo se noi, oggi, possiamo leggere quello che Kafka ci ha lasciato.
Mercoledì
19 Febbraio
Due fratelli divisi dalla vita, diversi per carattere ed estrazione sociale, scoprono l’esistenza l’uno dell’altro nella maniera più inaspettata e imparano a volersi bene attraverso la musica. Una commedia godibile, semplice ed efficace, che mescola lacrime e risate, melodramma e realismo sociale, e che funziona anche grazie alla caratterizzazione dei due fratelli, il primo sensibile e un po' supponente nella scoperta di un mondo infinitamente distante dal suo, il secondo istintivo e umorale, desideroso di riscatto ma troppo orgoglioso per ammetterlo.
Mercoledì
26 Febbraio
Mercoledì
5 Marzo
Mercoledì
12 Marzo
Dopo la morte prematura del marito, Barbe-Nicole Ponsardin Clicquot si fa beffe delle convenzioni e della secolare diffidenza degli uomini nei confronti delle donne prendendo le redini delle vigne e della nascente attività vinicola che aveva avviato con l’adorato consorte. In epoca napoleonica era addirittura illegale che una donna si occupasse della gestione dell’attività di famiglia, ma la giovane è ribelle, allergica ai divieti e decisa a proseguire dritta sulla sua strada. Un film biografico, insieme poetico e ribelle, su una delle pioniere dell’imprenditoria al femminile, nell'ambito del beverage e in particolare dello champagne.
Mercoledì
19 Marzo
Mercoledì
26 Marzo