LARGO
AL MONDO

Tra la fine di aprile e i primi di giugno il Capitol ospiterà una importante manifestazione che affronterà, incrociando diversi format, il tema della “resistenza” dei popoli in guerra e dei singoli ai soprusi del potere interrogandosi su quali siano i limiti, ad un tempo, dell’accondiscendenza e della ribellione. Sono previste, oltre alla proiezione di film, mostre fotografiche, conferenze e incontri di approfondimenti sulle guerre in corso in Ucraina e Gaza, ma senza per questo confinare la prospettiva alla stingente attualità. Il programma generale della manifestazione è in via di chiusura e sarà presto on-lne. Anticipiamo qui di seguito alcuni dei film che saranno programmati nell’ambito della manifestazione.


LARGO AL MONDO FRONTE LARGO AL MONDO 1 LARGO AL MONDO 2
LARGO AL MONDO 3 LARGO AL MONDO 4 LARGO AL MONDO RETRO

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Mercoledì
23 Aprile

LEE MILLER

Mercoledì
30 Aprile

A PRIVATE WAR

Mercoledì
7 Maggio

Premio Oscar 2025 miglior documentario
Miglior documentario European Film Award 2024
Miglior documentario Festival di Berlino 2024


NO OTHER

Girato con telefoni cellulari e piccole telecamere da un collettivo di quattro registi, due palestinesi e due israeliani, pluripremiato a livello internazionale, documenta le violente azioni repressive perpetuate ai danni di una piccola comunità rurale, inerme, che nel corso degli anni ha trovato i modi per resistere, ricostruire, non reagire con la violenza, perché, - come dice una donna nel film -, «perché è la nostra terra», e «non abbiamo un altro posto dove andare». Le riprese, che si estendono tra l’estate del 2019 e l’ottobre 2023, sono ambientate a Masafer Yatta, un agglomerato di venti villaggi al confine sud della Cisgiordania, e si fermano poco prima del sanguinoso attacco di Hamas e della conseguente reazione israeliana, culminata nell’invasione della striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano, ma hanno un grande valore retrospettivo coniugando memoria e documentazione allo scopo di creare condivisione in chi, lontano ed estraneo ai fatti, lo vede. Così, il primo ricordo di Basel Adra, che a Masafer Yatta è nato, è l’arresto di suo padre, mentre protestava contro gli espropri voluti dallo Stato di Israele, che di quel territorio sostiene di aver diritto di fare zona di addestramento militare. Una violenza, questa, che non si è mai attenuata, che va avanti da decenni, e che Adra e altri hanno iniziato a filmare autonomamente, a rischio della propria vita, per mostrare al resto del mondo l’ingiustizia e l’oppressione che continuano a subire. Si accumulano, nel film, testimonianze video strazianti e inequivocabili, alcune delle quali “rubate” dallo stesso Adra correndo con una camera in mano, mentre cerca al tempo stesso di schivare i proiettili. Riprese girate con il fiato corto, da chi sa di mettere a rischio la propria vita. Alle riprese delle demolizioni e delle incursioni militari, si alternano poi momenti di riflessione, situazioni domestiche, pasti condivisi, le pause prima di addormentarsi, sempre in allerta per una possibile incursione di mezzi cingolati e truppe armate. La capacità d’immedesimazione di chi sta dall’altra parte dello schermo fa tutto il resto. E’ infatti l’immedesimazione dello spettatore nel dramma narrato ciò in cui sperano i quattro registi, perché è solo con l’immedesimazione che il dramma narrato non rimane un fatto privato loro ma si estende alla consapevolezza dei più. Ed è proprio per accentuare questa immedesimazione, per evitare che le immagini che scorrono sullo schermo paiano ai più lontane, come accade con quelle che vediamo sul piccolo schermo, che nell’atrio della sala che ospiterà le proiezioni verranno collocate fotografie di grandi proporzioni che rievocano quegli stessi drammi, quella stessa sofferenza. 

Mercoledì
14 Maggio

Premio Speciale della Giuria
Festival di Cannes 2024


IL SEME DEL FICO SACRO

Dopo Il male non esiste, un altro film straordinario girato come il precedente in clandestinità da un regista che, sempre più inviso al regime di Theran, ha alla fine deciso di lasciare il suo paese. Amin, il protagonista, ha finalmente ottenuto, dopo due decenni di lavoro, la promozione che attendeva: è ora addetto agli interrogatori e spetta a lui rinviare dinanzi al giudice gli accusati per una condanna che poi sarà certa. Ha una moglie devota e due figlie che studiano. La figlia maggiore, però, ha un’amica che viene gravemente sfigurata durante una manifestazione, il che la pone ancor più in contrasto con il padre. L’arma che gli è stata consegnata al momento della promozione, inoltre, scompare da casa, e lui rischia il carcere se non la ritrova. Così, mentre in piazza le donne si ribellano al regime al potere, in casa la situazione precipita, con Amin che finisce per usare con le figlie e la moglie le stesse tecniche persecutorie con cui ha familiarità sul lavoro. Un film potente, lucidissimo, per nulla approssimativo, sia sotto il profilo estetico che di scrittura. Pervaso dall’inizio alla fine da un climax di pericolo imminente che si attenua solo nell’epilogo, che più liberatorio non potrebbe essere, il film, attraverso le figure femminili, mette a fuoco anche le dinamiche che intercorrono tra le diverse generazioni. La madre, infatti, è la figlia di un uomo poco raccomandabile, che ha trovato nel marito e nel rispetto dell’ordine costituito un suo equilibrio, che ora vede messo in discussione dalle figlie, in particolare da quella maggiore. Le figlie, al contrario, sento affinità con chi si ribella e con i video che circolano illegalmente sui cellulari, che il regista mostra anche allo spettatore, per documentare le ribellioni che attraversano le piazze per ammetterlo.

Mercoledì
21 Maggio


LEGGERE LOLITA A THERAN


Siamo a Teheran, nel 1979. Azar torna nel nativo Iran insieme al marito ingegnere, dopo molti anni passati all’estero, piena di aspettative per il futuro del suo Paese. La donna insegna letteratura inglese all'università e i suoi studenti, e soprattutto le sue studentesse, la considerano un modello di autonomia e indipendenza. Ma il 3 agosto 1979 l’ayatollah Khomeini instaura in Iran il Governo provvisorio islamico, imponendo la sharia come legge dello Stato: il che, per Azar, significa essere costretta a indossare l'hijab e vedere la lista di letture del suo corso censurata dalle autorità. I suoi studenti maschi la contestano, mentre le ragazze continuano ad appoggiarla. Un giorno, durante una protesta studentesca, due alunne vengono arrestate e torturate, scomparendo dalla circolazione. Azar abbandona l'insegnamento universitario e decide di creare un circolo di lettura per donne, al quale si iscrivono sette delle sue ex alunne. Leggeranno insieme i testi proibiti dall'ayatollah. Leggere Lolita a Teheran è stato un best seller internazionale all’inizio degli anni Duemila e ha contribuito a raccontare al mondo intero la privazione sistemica della libertà per le donne iraniane. Azir Nafisi l'ha pubblicato negli Stati Uniti, dove era rifugiata dal 1997, e ora il regista israeliano Eran Riklis ne ha tratto un film che, pur animato dalle migliori intenzioni, è meno attento della scrittrice a distinguere l'Islam dalle derive del fanatismo religioso.


Mercoledì
28 Maggio

SHOSHANA
Siamo in Palestina, negli anni Trenta, prima della fondazione dello stato d’Israele, quando il territorio ora martoriato da una violenza senza precedenti era sotto il controllo britannico e iniziano i primi scontri tra arabi ed ebrei per la rivendicazione dei territori. Il film rievoca l’avvento del sionismo, e si sofferma in particolare su Shlomo Ben Yosef, braccato e ucciso dai britannici per avere attaccato con armi da fuoco un autobus pieno di civili arabi. La casa in cui venne ucciso è oggi museo nazionale a Tel Aviv.


Mercoledì
4 Giugno

berlino

La storia vera di Hilde e Hans Coppi, militanti di un gruppo di oppositori al nazismo poi conosciuto come l’Orchestra rossa, uno dei rari, rarissimi esempi di resistenza al nazi-smo. Siamo nel 1942, a Berlino, quando ancora si poteva vivere spensierati. Una giovane donna s’innamora di un uomo e lo sposa. Dopo un’estate passata a fare volantinaggio clandestino, viene arrestata dalla Gestapo e interrogata. In carcere darà alla luce un figlio, e sarà giustiziata poco dopo. Solo uno dei volantini da lei distribuiti, si apprenderà poi, arriverà a destinazione, a riprova di come nulla valga quando il Male è un fiume in piena. Eppure, c’è chi si ribella. Onore a loro, a quei pochi che non chinano il capo, per loro e per gli altri, quelli che cedono supini. Meno nota di vicende già narrate in film come Sophie Scholl - La rosa bianca o Lettere da Berlino, un’altra nobile pagina di alta umanità.

Mercoledì
11 Giugno

IO SONO ANCORA QUI

Siamo a Teheran, nel 1979. Azar torna nel nativo Iran insieme al marito ingegnere, dopo molti anni passati all’estero, piena di aspettative per il futuro del suo Paese. La donna insegna letteratura inglese all'università e i suoi studenti, e soprattutto le sue studentesse, la considerano un modello di autonomia e indipendenza. Ma il 3 agosto 1979 l’ayatollah Khomeini instaura in Iran il Governo provvisorio islamico, imponendo la sharia come legge dello Stato: il che, per Azar, significa essere costretta a indossare l'hijab e vedere la lista di letture del suo corso censurata dalle autorità. I suoi studenti maschi la contestano, mentre le ragazze continuano ad appoggiarla. Un giorno, durante una protesta studentesca, due alunne vengono arrestate e torturate, scomparendo dalla circolazione. Azar abbandona l'insegnamento universitario e decide di creare un circolo di lettura per donne, al quale si iscrivono sette delle sue ex alunne. Leggeranno insieme i testi proibiti dall'ayatollah. Leggere Lolita a Teheran è stato un best seller internazionale all’inizio degli anni Duemila e ha contribuito a raccontare al mondo intero la privazione sistemica della libertà per le donne iraniane. Azir Nafisi l'ha pubblicato negli Stati Uniti, dove era rifugiata dal 1997, e ora il regista israeliano Eran Riklis ne ha tratto un film che, pur animato dalle migliori intenzioni, è meno attento della scrittrice a distinguere l'Islam dalle derive del fanatismo religioso.